Chiacchiere di suora

Chiacchiere di suora alla parmigiana 

Ingredienti:

250 g di farina 00

50 g di burro 

vino bianco secco un bicchierino

1 bustina vanillina 

50 g di zucchero 

2 uova

scorza grattugiata di un limone bio

strutto per friggere (abbondante)

zucchero a velo a piacere

Procedimento:

Fate la fontana con farina, uova e via via tutti gli ingredienti amalgamandoli il più possibile. Mettete il vino, un bicchierino piccolo alla fine. Fate riposare l’impasto avvolto nella pellicola da cucina, per almeno 1 ora. Tirate la pasta sottile (2mm) nella macchinetta della pasta oppure con un mattarello. Mettete a scaldare lo strutto, fate friggere fino a doratura (tenete presente che è veloce la cottura). Scolate l’unto in eccesso e spolverate con zucchero a velo. 

UN PO’ DI STORIA:

Le chiacchiere di suora sono una ricetta antichissima, si ritiene risalgano ai tempi dell’Imperatore Federico II e da considerarsi anche uno dei dolci più antichi della cucina parmigiana, si ritiene che la ricetta risalga addirittura alle “laganae romane” che erano (si crede) fritte e presentate con il miele (ora sostituito con lo zucchero). Per quanto riguarda le nostre attuali chiacchiere, nel Ricettario di Federico II (1240 d.C.) si trova qualcosa di molto simile, il termine “Crispis” e “crispellas”, crespelle con due diverse ricette correlate ai tempi religiosi (in cui non si potevano utilizzare alimenti d’origine animale): le crespelle bianche fritte nel grasso di maiale e le crespelle di Quaresima fritte nell’olio vegetale. Una distinzione che potremmo trovare nelle chiacchiere di carnevale (con uova e fritte nello strutto) e le chiacchiere di magro, ormai quasi del tutto scomparse (fritte nell’olio e senza uova).

Circa l’origine del termine, per alcuni studiosi, si ritiene che questa preparazione carnevalesca sia uscita da uno di quei conventi che per secoli furono “fabbriche” gastronomiche. Dobbiamo comunque considerare che nel periodo del ricettario di Federico II (1240 d.C.) era già presente lo zucchero come ingrediente. Ricordiamo però che a Parma lo zucchero era venduto in esclusiva dagli speziali e nel 1593 essi fecero dichiarare di loro esclusiva competenza la vendita di marzapani, pignoccate, mostazzoli, confetture, canditi, spongate, mostarda, panpepati. Questi difesero a lungo i loro diritti contro i conventi femminili che vendevano dolci (con grande successo) e tra questi vendevano sicuramente anche le “chiacchiere” di suora. Ricordiamo che mentre le monache avevano una vita ritirata e monastica, ciò non accadeva per le suore, le quali avevano contatti con le culture “laiche” pure nelle forme dell’alimentazione. In stretto collegamento ai conventi di suore parmigiane si deve anche il passaggio dalle chiacchiere di Quaresima alle chiacchiere di carnevale per il motivo che durante la Quaresima, i conventi chiusi alle visite, erano invece aperti durante le festività, tra queste anche quella dell’ultima settimana o ultime settimane prima del Mercoledì delle Ceneri (periodo in cui si dava addio alle carni). 

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