Alla Coppa di Parma con l’ottenimento del riconoscimento dell’IGP, le viene attestato il valore prodotto di salumeria tra i più diffusi, che ha saputo mantenere nel tempo le peculiari caratteristiche qualitative e di gusto, nel rispetto della tradizione storica e del territorio.
Il processo di industrializzazione del prodotto, passata attraverso la fase artigianale, ha mantenuto inalterate le caratteristiche tradizionali della coppa.
Il clima e le caratteristiche dell’aria sono quelli tipici della zona padano collinare, mentre l’area di provenienza della materia prima e di elaborazione è delimitata da quella effettivamente delineatasi e mantenutasi nel tempo nel rispetto delle tradizioni.
Nel corso dei secoli, la ricetta della Coppa di Parma si è consolidata in un territorio sempre più ampio: la zona di produzione è identificata dal Disciplinare di produzione con l’intero territorio amministrativo delle province di Parma, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Pavia e dai comuni lungo la fascia del Po facenti parte del territorio amministrativo delle province di Lodi, Milano, Cremona.
Ma come si produce la Coppa di Parma?
Per la produzione si utilizza gran parte dei muscoli della regione cervicale superiore, il sale si applica con il metodo di salagione a secco, riponendo le coppe in cella su appositi carrelli appunto per la salagione.
Al termine del periodo, il prodotto viene rivestito di un budello di bovino e legato a mano con spago di canapa. Segue un’accurata asciugatura, e stagionatura per non meno di 60 giorni.
Come conservarla?
La Coppa di Parma va tenuta, una volta aperta, in frigorifero avvolta in un panno umido. Ideale il consumo per aperitivi, torte salate, pizze.
Fonte: Consorzio di Tutela della Coppa di Parma IGP